In occasione del mandato ai catechisti ed educatori

Come fare catechesi oggi. La stessa domanda era stata posta al Card. Martini anni fa. Lui aveva suggerito di leggere la 2ª lettera a Timoteo di S. Paolo. Si esprimeva così in modo prezioso e saggio valido anche per i nostri giorni: “Una lettera traboccante di affetti profondi, che merita d’essere letta proprio con tutta la profondità del nostro cuore. Colpisce qui che Paolo consideri la propria fede, il proprio apostolico servizio di Dio collocandolo nella linea di continuità dei suoi stessi antenati, cioè, evidentemente, in virtù della sua fede ebraica!” Sull’onda dei ricordi, Paolo ha poi ben presente la fede schietta di Timoteo, «fede che fu prima di tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunìce e ora, ne sono certo, anche in te». 
Tra la mamma e la nonna di Timoteo da un lato e lo stesso Timoteo dall’altro, è intervenuto nientemeno che Gesù, morto e risorto. Ma nonna Lòide e mamma Eunìce credevano con quella medesima fede comunque giunta anche a Timoteo, e che a propria volta raggiunge la sua pienezza con la fede nella risurrezione di Gesù, in ogni caso fondata sulla stessa solidità su cui sta fondata la fede dei suoi antenati. Proprio questa solida fede ebraica vorrei un poco approfondire. 
Voglio riferirmi ancora qui all’esperienza del popolo ebraico, dove per trasmettere la fede non ci sono catechismo, catechisti e nemmeno ore di religione. Come viene allora trasmessa la fede? In famiglia, non attraverso delle definizioni astratte, fatte imparare a memoria, ma attraverso la celebrazione delle varie feste.
Le feste sono il grande luogo di insegnamento della fede per il bambino ebraico. 
Va detto che ognuna di queste diverse feste è vissuta in famiglia con speciale intensità. Ognuna ha le sue preghiere proprie, che la mamma fa recitare a tutta la famiglia, a tutti i bambini. Per ognuna ci sono giochi, canti e colori propri. E quindi i bambini imparano così, celebrando nella vita, udendo raccontare la storia del popolo e di questo Dio misericordioso, vicino, fedele, presente, attraverso l’esperienza quotidiana.
Tornando a noi, certamente sono molto importanti il catechismo e la catechesi e come vorrei che quest’ultima fosse promossa e attuata in maniera vigorosa! Ma dobbiamo anche ritornare a scommettere sulla trasmissione in famiglia. E anche qui, appunto, non pretendendo dai genitori di trasformarsi in piccoli teologi che insegnano delle formule a memoria - questo lo potranno quanti sono in grado di farlo - ma soprattutto perché i genitori facciano pregare i figli e celebrino con loro le feste liturgiche nel tempo e modo dovuto. Abbiamo moltissime splendide occasioni: l’Avvento, il Natale, la Quaresima, la Pasqua, la Pentecoste, il mese di maggio, le feste della Madonna, le feste dei Santi, le feste del santo Patrono.
Se ogni famiglia, in qualche maniera saprà dare anche solo un segno per ognuna di queste feste - non solo nella preghiera, ma anche nel cibo, nei piccoli regali, anche in qualche ornamento esteriore - , allora ecco che il bambino avrà appreso senza bisogno di speciali artifizi di memoria, perché questa gli si fisserà indelebilmente nelle cose, nell'esperienza vissuta e quindi memorabile, consentendogli di entrare in modo graduale, simpatico, gioioso nell’atmosfera, nel mondo della fede. Ed è così che Paolo poteva appunto far conto sulla fede di Timoteo e dirgli: «La fede che tu hai ricevuto dalla tua mamma e da tua nonna, e che ora è anche in te».
Questa grazia dunque chiediamo: che le nostre famiglie - anche quelle magari un po’ più lontane - sappiano insegnare così la catechesi. È facile, perlomeno non così difficile, far pregare i bambini, incominciando appunto con qualche preghiera legata soprattutto alle feste, alle ricorrenze principali. E così, a poco a poco quel pensiero di Dio oggi tanto lontano dal nostro mondo occidentale, talora oltre tutto presentato così astratto, diventerà di nuovo concreto e vitale; e allora ci sarà quella gioia sentita di chi vive la fede profonda in Dio, in Gesù; di chi vive la gioia della Risurrezione del Signore, l’attesa del suo ritorno, la pienezza della grazia di Dio sparsa sull’umanità intera.
Don Aurelio

 

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